lunedì 24 novembre 2014

Scuola-lavoro, binomio possibile? Binomio vincente!


I Musei vivono costantemente in uno stato di apprendimento: ascoltano, recepiscono, coinvolgono, sperimentano, consapevoli che la loro "crescita formativa" è step indispensabile per la proposizione di un'offerta coinvolgente ed efficace. 
Offerta che deve essere costruita, mirata e realizzata, prioritariamente, verso le proprie comunità in un assiduo percorso di consapevolezza identitaria, attraverso un reale, continuo, sinergico dialogo con il proprio territorio. 

La Scuola diviene, perciò, protagonista principale, poiché offre un potenziale inestimabile di "confronto-riflessione" e di investimenti nella crescita socio-culturale dell'intera collettività che non possono essere visti se non in un programma di ampio respiro.
E il Museo diviene non luogo di visita, non tappa inevitabile delle uscite scolastiche, ma strumento costante ed efficace nella crescita delle nuove generazioni e nello sviluppo di una coscienza critica. I progetti di alternanza scuola/lavoro sono da alcuni anni occasioni ghiottissime per quei Musei in cui la didattica non è un sinonimo sostitutivo di visita guidata. 
I social rappresentano in siffatta azione un linguaggio a portata delle nuove generazioni per incuriosirsi ai Musei, che devono utilizzare i propri profili non solo come vetrine ma soprattutto quali "luoghi" d'incontro, di socialità, di circolazione di conoscenze e di confronto di idee. 

Questa settimana pubblichiamo volentieri sul blog la testimonianza di un gruppo di studenti del Liceo Capace di Maglie, protagonisti di un "esperimento" didattico al Museo Civico della loro città, e una breve introduzione del loro dirigente scolastico. 
La prima giornata è stata entusiasmante per tutti…. vi aggiorneremo su esiti e sviluppi!

Alternanza Scuola – Lavoro: possibile nei Licei? 
E’ questa la sfida che il Liceo Capece di Maglie ha accettato di buon grado.
La Scuola, Agenzia formativa per antonomasia, non svilisce la sua missione, ma anzi la fortifica, riprogettando il suo modo di essere, aprendosi alla società, soprattutto nei suoi aspetti produttivi.
Avvicinare il mondo della Scuola e dell’Impresa come attori di un unico processo che favorisca la crescita e lo sviluppo della personalità e del bagaglio culturale e professionale dei giovani è l’obiettivo primario.
Ecco, allora, il Progetto che coinvolge il Museo della Città di Maglie, ma nel contempo decine e decine di altri Musei e Biblioteche di tutta Italia, tramite l’uso mirato dei social network, sotto l'hash di #MuseumSchool, che arricchisce le conoscenze di base con il costante confronto e con la discussione della comunità.
La museologia, il restauro, la programmazione e il coordinamento delle varie attività museali, i contatti con Istituti, Enti, Studiosi, lo studio della geomorfologia del territorio salentino sono solo alcune delle attività previste per l’intervento formativo di Alternanza Scuola –Lavoro, perfettamente inserito nell’ambito dei beni culturali e ambientali.
E allora, ragazzi, si faccia tesoro di questa “Sperimentazione” preziosa del “vivere“ il Museo e la Biblioteca.
Io, come sempre, sono con Voi e accanto a Voi, in qualsiasi nuova esperienza educativa e formativa.
Buon lavoro!
Gabriella Margiotta
Dirigente Scolastico 
Liceo-Ginnasio Capece, Maglie
 
Ciao a tutti i Musei di #MuseumSchool e a tutti quelli che lo seguono.
Siamo 16 ragazzi che frequentano il Ginnasio-Liceo Francesca Capece di Maglie e da questa settimana abbiamo cominciato una nuova inaspettata esperienza con il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie che, su Twitter, tutti conoscete come @AlcaMaglie.
Divisi in due gruppi, uno nel lunedì e l’altro nel giovedì, frequenteremo il Museo come non abbiamo mai fatto finora.
Si comincia. Alle 8.30 ci accolgono. Siamo insieme, non ci conosciamo e ci sentiamo tutti grandi, “da domani vado a lavorare” sussurriamo ai nostri amici un po’ stupiti, anche se la parola “lavoro” ci mette un po’ paura.
Nella sala di lavoro siamo in silenzio, ascoltiamo le parole del Direttore del Museo. Parole che non ci aspettavamo perché ci vengono esposte idee giovani; capiamo ben presto di essere in una situazione nuova. Chi lo avrebbe mai detto?
SOCIAL, INNOVAZIONI, TUTTI SULLO STESSO LIVELLO, COLLABORAZIONE … tutte queste parole ci vorticano per la mente. Siamo pronti e siamo motivati. AL LAVORO.
Ed è così che inizia tutto questo che durerà a lungo e richiederà tutto il nostro impegno.
Ma in cosa consiste il nostro lavoro?
Divisi in due gruppi saremo inseriti in due progetti differenti che spesso trovano e troveranno modo di intrecciarsi: 
InNovaMuseo e #Museumschool.

InNovaMuseo che, spiega sempre il Direttore, è un corposo progetto con cui il Museo sta sperimentando un modo nuovo per offrire e far vivere il Museo a tutta la comunità, da noi ragazzi a persone con disabilità. Tra le tante cose è anche previsto un nuovo sito web e ci propongono di aiutarli a trovare soluzioni che possano piacere a noi giovani, magari cominciando proprio col visitare i siti dei grandi musei del mondo e segnalare tutte le caratteristiche che di questi ci colpiscono e ci coinvolgono. Quelle caratteristiche che ci fanno brillare gli occhi e dire “Vorrei essere lì per poter vedere ciò di persona”. Ed ecco 4 dei nostri che si lanciano in questo viaggio virtuale in giro per tutti i musei del mondo. Dal Louvre all’ Ermitage, al Van Gogh Museum fino al più piccolo museo del più piccolo paese del più piccolo stato.


E poi c’è #Museumschool. Un movimento twitter che coinvolge decine e decine di musei in tutta Italia a discutere di Scuola e di Musei. Ci viene proposto, quindi, di partecipare al dibattito dicendo ciò che noi pensiamo in merito agli argomenti proposti dai Musei… in pratica …. I Musei vogliono sapere dai giovani come vorremmo che fossero … Wooow Ed allora, dietro alcuni profili twitter, da oggi ci siamo proprio io e altri miei compagni: @Paolomuseum@Franciimuseum, e da lunedì prossimo anche @elisacatamo@aiutoassistente
@micheladegabri1,@manfri,@beatricebrocca 
@MaryA56352551.
E presto ci sarà anche il profilo “ufficiale” di tutti gli studenti del Liceo Capece di Maglie, grazie alla nostra Dirigente scolastica che ci segue con attenzione in queste nostre uscite di “lavoro". 

Siamo qui a conversare con alcuni grandi musei e tutti ci ascoltano, dicono che siamo ispirazione per loro: ci spiazza tutto questo perchè noi cerchiamo solo di essere noi stessi e portare le nostre idee.
Qualcuno di loro ha già riassunto le nostre prime riflessioni sulla Scuola e sui Musei in 10 punti e lo ha definito decalogo! Se è questo che volete: beh noi ci siamo!

Perché in fondo ragazzi il museo siamo noi. Se noi erediteremo tutto questo grande patrimonio, allora cominciamo già a darci da fare, per capire come funziona e far capire agli altri come lo vorremmo.
E lavorare ora per il nostro futuro è una delle opportunità più belle.
Quindi diventate SOCIAL anche voi, tutti voi, studenti, docenti, appassionati di musei e non, giovani e meno giovani. Aiutate i musei e NOI a far capire a tutti quanto la cultura sia fondamentale e a trovare un modo di portare la cultura nella vita delle nuove generazioni. 


I Ragazzi di #MuseumSchool 

 

lunedì 27 ottobre 2014

40 giorni dall'inizio. Dati, idee e (auto)critiche

Sono passati quaranta giorni, sei lunedì di presenza su twitter, dall'apertura del blog e dall'inizio ufficiale, pubblico, del progetto #MuseumSchool (parlo di inizio pubblico perché, come è facile intuire, prima del lancio c'è stata una gran mole di lavoro, confronto e discussione tra i Musei che si sono poi presi l'incarico di mandare avanti l'iniziativa) e ci è sembrato un buon momento per fare un breve riepilogo di cosa è stato fatto, cosa vorremmo migliorare e cosa vorremmo fare da qui in avanti.

Su Twitter

Complessivamente l'hashtag #MuseumSchool su twitter ha coinvolto 700 profili per più di 20.000 interazioni, la maggior parte dei quali facenti capo a Musei e istituzioni culturali:

Flusso di interazioni al 20 ottobre 2014, creato con TAGSExplorer.

E se da una parte ci sono enti che lo utilizzano ormai autonomamente per segnalare le proprie iniziative didattiche (cosa che vale anche per la bacheca comune su Pinterest e che ci fa ben piacere e che incoraggiamo!), dall'altra la discussione che nei primi appuntamenti su twitter era stata animata e fruttuosa sta già progressivamente diminuendo.
Un punto su cui si è ancora carenti, ed è un peccato a cui ci sforzeremo di porre rimedio, è il coinvolgimento nella discussione di professori, insegnanti, alunni che sono spesso i diretti fruitori delle iniziative didattiche (se ci leggete, fatevi avanti! ^_^). L'orario "allungato" di #MuseumSchool, dalle 10 alle 20, è stato pensato proprio per favorire queste interazioni.
C'è stato quindi bisogno di una riflessione sulla scelta di twitter come social media "prediletto" dell'iniziativa #MuseumSchool, che ci ha portate però alla decisione di incoraggiare ancora di più l'utilizzo dell'hashtag, non solo il lunedì, ma durante tutta la settimana, concentrando l'appuntamento del lunedì su tematiche più specifiche, come quelle raccolte nel presente blog, tentando di fare di twitter anche la cassa di risonanza rispetto ai contributi qui proposti.

Già, il blog...

Per incentivare i contributi di qualità, la Redazione ha in programma di coinvolgere, tramite contributi scritti o interviste dirette, istituzioni d'eccellenza nel campo della didattica museale, anche non aderenti al progetto #MuseumSchool, così come operatori e specialisti.
E' in previsione, inoltre, un questionario da sottoporre agli insegnanti.
Tuttavia questo blog vuole essere un luogo di discussione, espressione e confronto tra Musei con le loro buone pratiche (e perché no, gli errori e i fallimenti come sottolineava Leontina Sorrento in un precedente post), e per questo continuiamo ad incoraggiare i contributi dei nostri Musei aderenti. Scriveteci, commentate i post, diteci cosa ne pensate e proponete le vostre riflessioni!

Progetto Biblio Advice

Convinte che la didattica non possa che andare di pari passo con la formazione di chi se ne occupa, al blog è stata aggiunta una sezione bibliografica. Ancora work in progress, e quindi rivedibile e migliorabile, la nostra intenzione è di poter presto aggiungere, con il contributo di tutti, anche le recensioni di alcuni testi.
Ma c'è di più. Ci piacerebbe avere molti più contributi da parte dei Musei, per questo "side project", di quanti ne stiamo in realtà ricevendo (molto pochi... diciamo anche nessuno... ). I Musei sono spesso dotati di biblioteche specialistiche, se non ampie sicuramente interessanti e non banali, perché non condividerne l'esistenza e il patrimonio librario?


Alice Rizzi
Museo Giuseppe Gianetti

lunedì 13 ottobre 2014

La funzione didattica del tatto

Il progetto del Museo Tattile Varese è nato da una “scommessa” quella che i modelli tattili potessero e dovessere avere una funzione didattica, tanto per i vedenti quanto per i non vedenti. 
 
Per capire su che cosa si è basata questa nostra ‘scommessa’, bisogna fare riferimento ai meccanismi di funzionamento della conoscenza tattile. Generalmente si ritiene che l’80% delle informazioni passi attraverso il canale della vista, questo però non è sempre può essere considerato vero, perché la trasmissione e l’acquisizione delle informazioni - e dunque il canale privilegiato di apprendimento - è funzionale al tipo di società, all’impostazione che la società fornisce in termini di sensorialità. In sostanza questo significa che uno dei sensi viene considerato primario (nel caso della nostra società, la vista) e gli altri sensi vengono considerati vicari, quindi di mero supporto a quello primario. Dal momento che la nostra società privilegia la vista, (che viene dunque ad essere considerata il senso primario) e poiché esiste una economia sensoriale sviluppata sin dall’infanzia, in una società come la nostra bambini e adulti tenderanno ad utilizzare in maniera privilegiata le informazioni provenienti dal senso primario, tralasciando quelle provenienti dagli altri sensi ed utilizzando dunque solo le risorse sensoriali che si pensa possano servire maggiormente, quindi le risorse visive.
In questo contesto quindi il tatto (che è la prima forma di apprendimento ancestrale) viene ad essere messo in un ruolo di secondo piano e, per quanto fondamentale tanto per i bambini quanto per gli adulti, finisce per essere vittima di un tabù, che sfocia nel famoso “vietato toccare” che costella tutti i musei del mondo. In realtà il tatto è l’unico senso vicariante (cioè alternativo) della vista per quanto concerne la forma, ha peculiarità uniche per quanto concerne temperatura/morbidezza/durezza ed ha una capacità di discriminazione ancora più elevata della vista. E’ però un senso analitico, non sintetico e la sua conoscenza richiede tempo proprio perché parte dalla conoscenza di elementi singoli, di particolari, che poi devono essere messi insieme attraverso la costruzione dell'immagine mentale, e dunque attraverso l’elaborazione di una sintesi. Questo significa che nella conoscenza tattile - e questa è una delle sue fondamentali valenze didattiche - c'è il passaggio dal segno al significato. Ciò fa sì che attraverso la conoscenza tattile il bambino è portato a sviluppare una maggiore creatività, prima di tutto perché deve elaborare un ragionamento di sintesi e secondariamente perché associa l’elemento emozionale di scoperta all’acquisizione di un concetto. Ciò che si tocca assume una valenza simbolica e diventa quindi strumento straordinario di comunicazione e di didattica, proprio perché connotato da un'emozione. Sulla base di queste riflessioni quindi, abbiamo sviluppato un museo di modelli tattili lignei (quindi una sorta di enciclopedia tridimensionale da sfogliare con le dita) cioè un museo capace di dar luogo contemporanemente ad una conoscenza e ad un’emozione e, sempre partendo da qui abbiamo dato vita ad una serie di laboratori tattili e sensoriali nei quali le classi hanno la possibilità di vivere l’emozione della tattilità, arrivando attraverso di essa a stimolare e sviluppare il pensiero creativo, quello analitico e quello sintetico.
 Livia Cornaggia
Museo Tattile Varese 

E in giro si sente parlare di #MuseumSchool

La rete, si sa, è un gran bel posto dove fare conversazione. A maggior ragione i social network permettono lo svilupparsi di piazze virtuali che possono dar vita a interi movimenti di persone e di idee.
Tra i social media, twitter è uno dei principali luoghi di incontro: proprio la facilità con cui si possono creare conversazioni, grazie ad hashtag mirati, consente di creare dal nulla progetti che tweet dopo tweet crescono e si alimentano, diventando dei trend e diventando qualcosa di più compiuto e strutturato giorno dopo giorno.
#MuseumSchool nasce così in effetti: da un'idea buttata là in un tweet da @AlcaMaglie ad una risposta entusiasta da parte di altri musei che hanno voluto costituire il nucleo di quella che, nascendo come conversazione ("perché non parliamo su twitter del rapporto scuola-museo e di come ciascuno di noi musei lo affronta?") è diventata poi un progetto più ampio, con una bacheca condivisa su Pinterest, e infine un blog con aggiornamento settimanale; la semplice conversazione con l'hashtag è diventato solo un aspetto di un progetto più ampio del quale settimana dopo settimana seguiamo gli sviluppi.

#MuseumSchool al secondo appuntamento del 22 settembre, ore 17. Proiezione del flusso
di interazioni su twitter: 10.387. (Creato con TAGSExplorer)

In casi come questo c'è sempre un rischio: quello di rimanere chiusi, intrappolati nella rete, senza riuscire a uscirne. In questo modo una conversazione o un'idea che può essere brillante sui social all'atto pratico rischia di restare fine a se stessa, essendo preclusa a chi quei social non frequenta.
Invece i fenomeni che nascono sui social se vogliono avere una ricaduta e un successo maggiori, una popolarità di ritorno, devono riuscire ad uscire dai social e giungere nel mondo reale: è successo per la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo e per le Invasioni Digitali, che sono nate in rete e che grazie al tam-tam nato sui social hanno avuto successo e portata nazionale; è successo in maniera diversa per la #museumweek, che è stata talmente tanto partecipata su twitter dai musei d'Italia, da riuscire a far parlare di sé anche su altri mezzi di comunicazione, alla portata di un pubblico più ampio.
A #MuseumSchool cosa succederà? Riuscirà a diventare un movimento o ad essere un gruppo influente e di riferimento nel campo del dibattito sulla didattica museale?
Siamo solo all'inizio, ma qualche primo segnale c'è, perché la conversazione su twitter sta uscendo dal confine del social e sta arrivando ad altri tipi di pubblico, in quanto è riconosciuta come un'occasione importante per i musei italiani per dialogare e crescere.

Personalmente sono stata testimone di due occasioni in cui si è parlato di #MuseumSchool fuori da twitter (e immagino che altre occasioni ci siano state e ci saranno a giro per l'Italia): la prima, di cui ammetto di essere responsabile ( ;-) ) è stata la Giornata della Didattica che i Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana hanno realizzato lo scorso 1 ottobre, in un incontro pensato per confrontarsi con le scuole alle quali è stata proposta l'offerta didattica per l'anno scolastico 2014-2015. In quell'occasione abbiamo dedicato spazio anche all'uso dei social network in funzione della didattica museale, in quanto i social consentono di condividere le attività dei ragazzi, facendo circolare idee, metodi, mostrando musei dinamici e attenti alle istanze della didattica e al tempo stesso mostrando studenti e bambini aperti, ricettivi, curiosi.
I social network aiutano la comunicazione delle attività didattiche aumentando a dismisura la portata del messaggio che si vuole trasmettere. E in questo discorso non poteva mancare proprio il riferimento a #MuseumSchool, al quale i Servizi Educativi della Soprintendenza hanno aderito attraverso l'account twitter del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (@MAF_Firenze): addirittura quel giorno l'hashtag per il livetwitting che abbiamo condotto era #museumschoolMAF, proprio per far vedere il legame con #MuseumSchool.



Il secondo incontro in cui si è parlato di #museumschool è stato venerdì 10 ottobre all'Internet Festival, in particolare all'evento "Sguardi Aumentati: risorse digitali per i musei", nel corso del quale Sara Bruno, nel corso di una veduta a volo d'uccello sui social network per i musei, a proposito di twitter ha parlato di #MuseumSchool come di una buona pratica nella creazione di conversazioni che diventano dibattiti e veri e propri progetti.

E ora ve la butto là: anche alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum 2014 si parlerà di #MuseumSchool: perché il 2° Incontro degli archeoblogger (l'anno scorso si tenne il primo, sempre in occasione della BMTA) il 31 ottobre sarà dedicato ai social network. E volete che mi faccia sfuggire l'occasione di parlare di #MuseumSchool davanti ad una platea tanto ambita?

Marina Lo Blundo
Referente Social Media
Museo Archeologico Nazionale Firenze

lunedì 6 ottobre 2014

#MuseumSchool: l'alba di una rivoluzione...

Seguo con grande attenzione l'hashtag #MuseumSchool! Mi sembra, attualmente l'unico spazio in cui ci sia modo di discutere, democraticamente, con pluralità di voci, immediatezza e dialettica, intorno didattica museale in Italia.

Io lavoro da anni con i bambini e i ragazzi per divulgare e raccontare l'arte. Lavoro con i Musei - ma ne sono fuori, lavoro con le scuole - ma non insegno, lavoro con le biblioteche - ma non da dentro. Incontro genitori, operatori anche in contesti de-istituzionalizzati. Questo mio vivere da esterna, e in diverse parti d'Italia, mi ha dato la possibilità di visualizzare la situazione sotto più punti di vista.




Attraverso la mia esperienza ho riscontrato, dunque,
  • problemi comuni che si cerca di affrontare con le poche risorse che sia hanno a disposizione,
  • passione condivisa, che si cerca di non perdere nonostante le difficoltà contingenti e di impostazione,
  • bisogno di dialogo, per sistematizzare e affrontare le sempre nuove sfide con bambini e ragazzi in merito alla mediazione culturale.
#Museumschool è un'iniziativa che dà importanza alla divulgazione (chi non conosce, non ama, non difende), all'esperienza (reale di chi vive quotidianamente il proprio lavoro) alla condivisione (mettere in rete fortifica, non indebolisce) mettendo in relazione Scuola e Museo.

Perché l'ho trovata rivoluzionaria, perché oggi recuperare la memoria del nostro Patrimonio vuol dire anche giocarsi il futuro. Può suonare vagamente apocalittico, ma sappiamo tutti che è così. E' importante ristabilire una centralità di contenuti, di percorso e della relazione culturale che non può essere secondaria a nulla.

Museo&scuola, luoghi deputati alla conoscenza, alla crescita, alla formazione, è un binomio che va riscritto in grassetto, conta ridare respiro e collaborare per l'educazione permanente. Ristabilire un obiettivo comune, supportarsi con spirito positivo e innovativo, canalizzare sforzi, interloquire. Occorre sperimentare. Creare dibattito vuol dire evolvere ancora prima di cambiare.

Quale potrebbe essere il contributo di chi, come me, museo non è?

Metto sul tavolo di lavoro alcune proposte di discussione, argomenti su cui mi piacerebbe ricevere riscontri e in merito ai quali sarebbe interessante mappare l'Italia e le relative unicità programmatiche e metodologiche:
  • analisi e iniziative che non funzionano. Perché anche descrivere gli insuccessi ed analizzarli contribuisce a creare buone prassi, informazioni e
  • far emergere il ruolo della didattica, in senso personale e professionale. Così che venga smentito per sempre che chiunque può far fare da guida a un gruppo di bambini e bambine. Chi progetta, sperimenta e vive sul campo. Chi che deve adattare contenuti scientifici ad un pubblico tanto vasto (in teoria) quanto esigente. Chi accoglie e racconta
  • confrontarsi sulla comunicazione, capire quanto influisca sulla fruizione, sul messaggio di ingrasso alle attività e sul consolidamento dei contenuti.
  • accogliere, stimolandola, la voce dei genitori e degli insegnanti, di coloro che l'offerta la ricevono, attivando progetti di partecipazione attiva.
Sono tutte cose che esistono, qualcuno mi dirà. Certo, ma non sono né diffuse, né sistematizzate. L'idea è che con l'apporto di tutti e di ciascuno, si concretizzi una ricerca che potrebbe portare alla creazione di un database comune e condiviso, che raccoglie i progetti di didattica rivolta alla scuola, e in generale ai bambini e ai ragazzi, di tutti i Musei Italiani. Un centro di documentazione collettivo e in continuo aggiornamento ragionato. Potremmo chiamarla DidattiTeca. Dove ad uno spazio virtuale corrisponderà la volontà reale di cambiare volto all'utilizzo della nostra Cultura.

Leontina Sorrentino
Didattica Arte Bambini



    

lunedì 29 settembre 2014

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?

Negli ultimi anni la Fondazione Querini Stampalia ha intensificato il suo impegno per creare un'offerta didattica a misura di famiglia.
A questo siamo stati mossi dalla consapevolezza che i saperi, i servizi, le collezioni della Fondazione siano “mezzi” da utilizzare per dare benessere fisico e psichico ai possibili fruitori, nella certezza che condividere il proprio tempo in modo diverso, divertente e creativo contribuisca al miglioramento della qualità della vita, alla valorizzazione del rapporto con le persone più care e alla condivisione del Bene Comune.
La cultura diviene così uno strumento relazionale oltre che di conoscenza, fornendo a bambini e a genitori, ma anche a nonni e zii, nuovi elementi per sviluppare un rapporto interpersonale più ricco e soddisfacente.

E' in questa prospettiva che nasce Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?, la prima guida per piccoli dedicata al museo della Fondazione della Querini Stampalia.
Uno strumento che permette ai giovani di scoprire le collezioni visitandole in compagnia dei genitori senza la necessaria presenza dell'operatore museale e che diventa anche un gioco divertente da continuare a casa, soli o in compagnia.
Macchietta, il personaggio guida, è un simpatico cagnolino, realmente esistito - faceva parte di una cucciolata descritta in una delle lettere che Elena Mocenigo scriveva quotidianamente al marito Andrea Querini, alla fine del Settecento.
Nella pubblicazione si racconta brevemente la storia romanzata della vita di Macchietta, che diventa a sua volta l'accompagnatore ufficiale della visita in museo, narrando storie, aneddoti e inventando giochi, puzzle, piccole sculture in pasta di sale e marzapane.

Macchietta è stato disegnato da Michele Bettio, un giovane grafico dello studio CamuffoLab.
I testi sono stati realizzati dai curatori del museo e della didattica museale con l'aiuto di alcuni storici dell'arte e soprattutto con la revisione da parte di un gruppo di bambini dai 6 ai 9 anni.

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me? è distribuito gratuitamente a tutti i visitatori dai 6 ai 9 anni e attende la versione in inglese e francese...

Dora De Diana
Responsabile Attività Educative
Fondazione Querini Stampalia - Venezia



lunedì 22 settembre 2014

Ma in Italia da quanto si parla di didattica nei musei?


Forse non ci crederete, ma in Italia la coppia concettuale didattica e museo ha origini pluricentenarie. L'esempio tra i più antichi e emblematici è la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, voluta e donata da Federico Borromeo nel 1618, a cui, 3 anni dopo, affiancò l'Accademia di pittura e scultura, affinché tutti coloro che si sentivano inclini verso l'arte, avessero un luogo di formazione dove trovare modelli e ispirazione da quadri e copie di antiche sculture. 

Altri esempi si susseguirono nel tempo e il periodo più fecondo di tale connubio non è oggi, come tentiamo di credere, bensì quello compreso tra la seconda metà dell'800 e il primo decennio del 900, quando, dopo l'unificazione, diverse antiche strutture museali vennero affiancate da prestigiosi Licei e viceversa. 

Gabinetto di Scienze Naturali all'Istituto Tecnico Costa - Lecce
(foto da: http://scienzasalento.unisalento.it/pdf/O.G.Costa.pdf


Uno tra i rari esempi in Italia meridionale - e mi è caro ricordarlo perché è nella mia terra,  mentre su esempi del centro-nord vi è ampia letteratura sia cartacea che on-line -, fu l'Istituto Tecnico di Lecce, sorto nel 1888 e intitolato a uno dei più insigni naturalisti moderni: Oronzo Gabriele Costa. Qui alla fine dell'800 si ritrovavano grandi studiosi dell'epoca che ben presto dotarono l'Istituto di due Gabinetti scientifici, oggi ritenuti tra i più avanzati d'Italia di fine Ottocento per attrezzature e collezioni; e qui furono riordinati i primi reperti paleontologici e paletnologici provenienti dalle pionieristiche ricerche realizzate nel territorio salentino ad opera di studiosi capeggiati da Ulderigo Botti. Qui, questi studiosi conducevano le loro ricerche e i loro studi … gomito a gomito con gli allievi dell'Istituto che, naturalmente, oltre al proprio normale percorso formativo, godettero, in tal modo e per poco più di un ventennio, di opportunità di apprendimento non comuni.

Il periodo del secondo dopoguerra a cui, invece, si fa risalire la nascita del binomio museo-didattica, fu in realtà il momento, certamente anch'esso storico, dell'ufficiale riconoscimento della funzione della didattica come componente intrinseca del ruolo di un museo, quale settore di ricerca e studio nell'ambito della disciplina museologica e servizio altamente sociale di queste strutture culturali. Perché nel frattempo, tra la prima e la seconda guerra mondiale si era persa memoria del fantastico periodo di fine 800, asserviti i Musei alla propaganda di potere e, di conseguenza, costretti a valorizzare soprattutto il privilegio di una cultura della romanità, tanto da allentare man mano i principi su cui avevano fondato l'azione educatrice di fine 800. Ci volle un'intero ventennio, tra gli anni 50 e gli anni 70 del secolo scorso, per spazzare via i retaggi della concezione fascista e riportare alla ribalta il ruolo didattico del Museo: a cominciare dal Convegno di Perugia del 1955 e culminando con il Convegno di Roma del 1971 Il museo come esperienza sociale. Ma mentre accadeva tutto ciò, avveniva anche che i Musei venivano destituiti come luoghi di ricerca, in virtù della nascita del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e delle sue estensioni periferiche: le Soprintendenze.

E come un Museo può efficacemente svolgere il proprio ruolo didattico se gli si nega di compiere ricerche e studi sui settori disciplinari di cui espone i documenti? e come può un Museo progredire con nuove acquisizioni scientifiche se gli viene negato di poter potenziare le proprie collezioni di nuovi reperti attraverso la ricerca attiva? Un Museo di preistoria, ad esempio, come rinnova le proprie esposizioni e aggiorna di nuovi contenuti la sua azione educativa se non può condurre attivamente ricerche sul campo e stare al passo con le nuove acquisizioni di conoscenza?



Attività ludica al Museo


Esperienza didattica affatto ludica - osservazione di sezioni sottili 
di ceramiche preistoriche e ceramiche attuali al microscopio.







E la didattica museale ritorna, così, ad affrontare un nuovo periodo di declino, in cui le nuove prospettive si riducono alla visita guidata a gruppi scolari in gita … ma, e qui casca l'asino, ora è resa più affascinante e coinvolgente, con le emergenti "strategie ludiche". Non vi è più bisogno, come era un tempo, di quell'educatore museale che era anche studioso esperto, ricercatore sul campo di quello che comunicava. I giovani freschi freschi di laurea, spesso anche solo triennale, rispondono a pennello, invece, a questa nuova strategia: entusiasmo a mille, passione e dedizione, le loro mille idee e progettini "didattici-ludici" e, sopratutto, contrattino stagionale. 


Ho fatto parte anch'io di questo gruppo, appena laureata, un millennio fa soltanto, in un importante museo che spaziava dal paleolitico, all'archeologia classica, ad una incredibile pinacoteca dal 500 al 900. Pretendevano che illustrassi ai gruppi scolari l'intero percorso: gli altri fanno tutti così, mi dissero, indispettiti dal mio strabuzzio di occhi. In cosa sono laureati? chiesi timida e preoccupata di essere l'unica con una sola laurea. La maggior parte in storia dell'arte, fu la risposta, ma c'è anche una laureata in archeologia. Ah, fu il mio commento; stavo per girare i tacchi ma non lo feci, guardai dritto negli occhi il mio interlocutore e dissi: se volete, io mi occuperò solo del percorso preistorico, poi passerò ad altri per continuare. Rimasi lì per tre stagioni scolastiche, iniziando e concludendo, contemporaneamente, la Scuola Speciale per Archeologi Preistorici, e rivoluzionai tutto… ma a modo mio, con la piccola e giovane esperienza sul campo e la passione insana per le cose preistoriche, senza un serio progetto museale, né un indirizzo e senza seguire quella che oggi diciamo mission di un museo. I curatori per conto loro, noi per conto nostro, il direttore per conto suo.Intendiamoci, non sto generalizzando, e me ne guarderei bene: ci sono tanti, tantissimi musei che, malgrado le difficoltà interne ed esterne a loro, conoscono e perseguono i seri percorsi pretesi dalla didattica (altro che "gente delle poste", come ho avuto la "fortuna", tempo addietro, di sentir appellati gli operatori museali); ma, credetemi, sono i primi ad essere danneggiati dalle politiche "attrai scuola" di altri musei che hanno mutato l'obiettivo qualitativo in quello quantitativo della loro mission.

D'altronde è ciò che ci chiedono da tante parti, dati in mano e confronti con l'estero.

Perché diciamocelo chiaro una volta per tutte, una attività educativa fatta seriamente, che nasca cioè da un progetto preciso e sinergico di integrazione e approfondimento dei programmi delle diverse scuole del territorio e preveda precise regole di tempi, di numero di partecipanti, di linguaggi differenziati a seconda dell'età e dell'indirizzo scolastico, di strategie psico-pedagogiche, di attrezzature e strumenti, di feedback e tanto di altro, poco si concilia col piccolo costo, oltre il quale difficilmente riusciremmo ad attrarre le scuole.

Ma si può affidarle all'esterno come servizio accessorio di un museo e lavarsene finalmente le mani.

Medica Assunta Orlando